domenica 2 novembre 2014

L'ultima

1.
Questa potrebbe essere l'ultima,
ma non ci giurerei.
La tratterò, però, come se lo fosse.

Non so a quanti funerali sono stato,
a quanti matrimoni ho fatto da testimone
mentre la vita ti scorreva
davanti,
accanto
e dietro.

Chissà se l'amore non è ipotecabile,
come sostieni.
Quel che io so è che sa essere vero
e immenso e strepitoso.
L'ho scoperto davvero con te.

L'ultima pagina di un libro
mi ha spesso aperto mondi,
realtà e dimensioni
e chiuso il libro
mi sono sentito come
se non chiudessi niente.

È vero, suona strambo,
ma è così che le magie
e i miracoli quotidiani
accadono.

Per ritrovarmi accanto a te
in una Firenze da fidanzati
appena svegliata, eppure
ben conscia di noi.

L'impeto fu celestiale,
ma nemmeno quello ipotecabile;
infatti tirasti fuori il fazzoletto
e salutasti.

Nuovi lidi speravi,
più agiati e saldi
di questa mia fede,
che aborrivi nonostante
due prove viventi
d'un cosmo allegro e generoso.

Te ne andasti colma di sicurezza
e io,
io mi disperai.

2.
Poi ho voluto farti fuori.
Ho caricato la colt, sei colpi.
Ho cominciato da me.
Ho tolto cinque proiettili.
Mi son puntato l'arma alla tempia.
Niente.
Ti ho maledetta
e ci ho riprovato.
Niente.
Per sette dannate volte
mi sono imposto
la dannata roulette russa.
Ma niente.
Ti ho maledetta ancora.
Ho ricaricato
gli altri cinque proiettili
e ti ho sparato ancora
e ancora
e ancora,
ma tu non morivi.

3.
Poi ho sentito gli uccelli.
Ma non eri tu in cielo
e nemmeno io.
Troppo complicati i conti
da risolverli altrove.
Allora li misi da parte.

Sentii bussare alla porta,
deposi la colt
e accolsi.

Ridiventai l'uomo che avevi smontato.
C'era luce che entrava anche di notte
e non mi lasciava dormire
e c'era il terrore
che riposava sui miei pensieri
chetandoli.
Non c'eri tu, ma
la vita m'era lieve.

4.
Brindammo insieme
alla nostra disunione,
quando ancora credevi
qualcosa di me.

Ci ubriacammo quasi
e ci baciammo quasi
quando venisti timida
a reclamare ciò che credevi tuo.
Respinsi l'offerta, per correttezza,
ma subito dopo
gli uccelli smisero di cantare.

5.
Amore immenso,
infinito,
la gloria dell'uomo.
Gratitudine eterna.
E ricordi inassopibili.
La gioia perenne
della nostra esistenza.

Viaggiavamo allegri,
forse troppo,
noncuranti della velocità,
sbadati nelle curve,
ma che felicità!

Tornasti a stringermi la mano
mentre guidavi.
Beltà su beltà
assurta a beltà ineffabile.

6.
La morte del progetto,
l'agonia dell'idea,
lo schiumare di un amore
offeso, vano, spento a forza, soffocato?
Riemergerà dagli abissi
come leviatano.

7.
Poi mi sei calata in grembo ancora,
lieve,
ma mi hai invaso l'anima
di miele e stupore.

8.
Ma quando hai voluto cambiare
ti è bastato spingermi
piano e son caduto.

Sto ancora precipitando
e sperando
di imparare le ali
prima

dell'impatto finale.

© G.M. Schmitt

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