sabato 9 dicembre 2017

Oltre (stanze 1-3)

Ancora assaporo
la dolcezza che t'arrossa il volto,
ancora accudito, ancora in ascolto,
per sempre rapito
da ogni sogno o scoglio o muro
che ti nutre e ti sostiene.
E ti vedo ancora

come la ribelle che si rialza,
guarda la vetta dall'alto
e sogna di ridiscenderla
passo passo
e sentiero e tana e alcova e cuccia
fin giù al ventre materno
per lasciarlo vivo e fecondo.

Poi non avrei mai avuto, però,
quel gusto speciale tra le mia labbra
né il candore della tua pelle;

la pulizia dell'anima, forse,
quella sì, ma lontana,
fuori della mia portata,

come sei tu d'altronde,
tenerezza altrove,
oltre l'acqua e oltre il fuoco
per dire finalmente tutto
e tutto vero,
ma non a me

che appena appena
tengo socchiusa la porta
per non perdermi
l'eventuale tuo passaggio.

È ancora qua,
come un gatto in agguato ma felice,
fa le fusa e non sa dire che sono amore,
ma te le dona
come a un altro avrebbe donato
il topino storpio o l'uccello senza un'ala
o la lucertola con la coda monca.
Ma quello era per dire ti voglio bene.
Adesso vorrebbe dire qualcosa che non sa più
eppure sente parte viva di sé.

© G.M. Schmitt 

martedì 5 dicembre 2017

Vorrei perderti

Vorrei perderti,
certe volte,
smarrire ogni ricordo e
cancellare ogni carezza bacio sussurro.
Poi penso che lo farà il tempo
comunque o il vento,
quello al quale affidai il tuo nome
nello stesso cesellato istante
in cui giungemmo alla vetta.
Non vorrei perderti
invece mai e
cancellare con il sogno
la distanza che si impone e che si allunga.

© Mattia Schmitt