Sono
sceso sulla spiaggia,
accovacciandomi
di fronte al mare
per
giocare a pietra piatta
e
far passare la giornata.
Questa
volta, di sassi adatti,
ben
pochi ne ho trovati,
in
un tripudio di onde.
Mi
sono rialzato sazio di onde,
gettate
e risucchiate
davanti
ai miei occhi stanchi,
e
ho preso a passeggiare sulla rena.
Ho
camminato avanti e indietro
tra
un limite e l'altro
pensando
vani pensieri
e
carezzando efemere.
Poi
uno sciabordio distante
e
il mio sguardo di nuovo rapito
e
l'immenso, inatteso mugghio
dell'ultima
onda.
Alta,
splendida e lucente.
Come
un bimbo l'ho osservata
e
non ho potuto impedirmi di desiderarla
e
diventare uno con l'ultima onda
e
con lei salire e salire e salire.
E
quando l'ultima onda sale,
sale
talmente in alto
che
non è più abisso:
è
cielo.
A
nulla servono le nostre dighe
se
ogni vita ha il suo Mar Rosso
e
il suo giardino.
© G.M. Schmitt