Visualizzazione post con etichetta Interludi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Interludi. Mostra tutti i post

mercoledì 4 settembre 2024

Interludio #25

Ogni scienza trascendendo 

(da Strofe su un’estasi di alta contemplazione)

Giovanni della Croce (Juan de Yepes Álvarez, 1542 -1591)


Me ne entrai dove non seppi,
vi rimasi non sapendo,
ogni scienza trascendendo.

1 - Non capivo dove entravo,
però quando lí mi vidi,
non sapendo dove stavo,
cose eccelse molto intesi;
non dirò quel che sentii,
ché rimasi non sapendo,
ogni scienza trascendendo. 

2 - Di gran pace e di pietà
scienza quella era perfetta,
in profonda solitudine
io l'intesi per via retta;
era cosa sí segreta,
che rimasi balbettando,
ogni scienza trascendendo. 

3 - Mi trovai cosí rapito,
cosí assorto ed alienato,
che il mio senso ne rimase
privo d'ogni sentimento,
ogni scienza trascendendo. 

4 - Chi vi giunge veramente,
da sé stesso viene meno;
quanto prima egli sapeva, 
molto poco allor gli pare;
la sua scienza tanto cresce,
ch'ei rimane non sapendo,
ogni scienza trascendendo. 

5 - Quanto piú si sale in alto,
tanto meno si capisce,
ché una nube tenebrosa
va la notte illuminando,
perciò chi questo conosce
resta sempre non sapendo,
ogni scienza trascendendo. 

6 - Tal sapere non sapendo
ha un cosí alto potere,
che i sapienti argomentando
mai lo posson superare;
ché la scienza lor non giunge
ad un non saper sapendo,
ogni scienza trascendendo. 

7 - Sí sublime è l'eccellenza
di cotesto alto sapere,
che non v'è potenza, o scienza
che lo possa conquistare;
chi sé stesso vincer sappia
con un non saper sapendo,
andrà sempre trascendendo. 

8 - Or conoscere volete
questa scienza sovrumana?
Essa è un alto sentimento
dell'essenza di Dio vivo;
opra è di sua clemenza
farci stare non sapendo,
ogni scienza trascendendo.

martedì 29 aprile 2014

Interludio #24

Sonetto XXXIX
William Shakespeare

Come posso cantare equamente i tuoi meriti
se tu sei tutto il meglio di me stesso?
A cosa può servirmi la lode del mio io?
E se lodo te, cos'altro è se non l'elogio mio?
Anche per questo dobbiamo vivere divisi
e lasciar che il nostro amore perda la sua unità,
affinché con questa separazione io possa dare
quanto a te dovuto e che tu solo meriti.
O lontananza, quale tormento tu saresti,
se l'amaro ozio non m'accordasse la dolce libertà
di occupare il tempo in pensieri d'amore,
che dolcemente inganna sia tempo che pensieri,
e se non m'insegnassi come divider uno in due
lodando la presenza di chi in realtà è lontano.

O, how thy worth with manners may I sing,
When thou art all the better part of me?
What can mine own praise to mine own self bring?
And what is 't but mine own when I praise thee?
Even for this let us divided live,
And our dear love lose name of single one,
That by this separation I may give
That due to thee which thou deservest alone.
O absence, what a torment wouldst thou prove,
Were it not thy sour leisure gave sweet leave
To entertain the time with thoughts of love,
Which time and thoughts so sweetly doth deceive,
And that thou teachest how to make one twain,
By praising him here who doth hence remain!

domenica 22 dicembre 2013

Interludio #23

In Lands I Never Saw
Emily Dickinson

In lands I never saw - they say
Immortal Alps look down -
Whose Bonnets touch the firmament -
Whose Sandals touch the town -
Meek at whose everlasting feet
A Myriad Daisy play -
Which, Sir, are you and which am I
Upon an August day?

In regioni che non ho mai visto - si dice
Che Alpi immortali guardino in basso -
I cui Berretti sfiorano il firmamento -
I cui Sandali sfiorano la città -
Mite a quei piedi imperituri
A Miriadi le Margherite recitano -
Chi, Signore, sei tu e chi sono io
In un giorno d'agosto?

Traduzione di Giuseppe Ierolli (http://www.emilydickinson.it/)

martedì 29 ottobre 2013

Interludio #22

Preghiera tra la notte e il giorno
di Philippe Jaccottet

All’ora incerta in cui la muta dei fantasmi
fa ressa alle finestre, e in gran subbuglio
per un’esitazione tra ombra e giorno
minaccia bisbigliando la chiarezza,

un uomo prega: gli è distesa accanto
la splendida guerriera inerme e nuda;
poco distante giace il loro erede,
tenendo stretto come stelo il tempo.

“Una preghiera dentro la paura, ardua
a esaudire,
specie senza soccorso dall’esterno;
una preghiera
detta dentro il crollo delle città,
la fine della guerra, i morti in folla:

perché la dolce aurora, la tenace,
la luce quando giunge sui crinali,
se allontana
la lieve luna, così anche la mia favola
cancelli,
e veli del suo fuoco anche il mio nome”.

(Traduzione di Fabio Pusterla)

venerdì 2 agosto 2013

Interludio #21

da Diario postumo
di Eugenio Montale

In giorni come questi, spesso
la tetraggine m'assale
e il vivere d'ora in ora
mi tortura. Ma arrivi tu
che sconfiggi la noia
coi tuoi discorsi variopinti.
Anche oggi cercheremo una breccia.
Una parola che ci possa salvare
e che ci tenga in bilico
sul confine ideale tra realtà
e fantasia potrà, anche
se per poco, cangiare l'esistenza.


martedì 18 giugno 2013

Interludio #20

Ode
di Ricardo Reis (Fernando Pessoa)

Per essere grande, sii intero: non esagerare

      E non escludere niente di te.
Sii tutto in ogni cosa. Metti tanto quanto sei
      Nel minimo che fai.
Come la luna in ogni lago tutta
      Risplende, perché in alto vive.


lunedì 18 febbraio 2013

Interludio #19

Il Futuro
di Julio Cortázar

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
nei libri prestati e nell'arrivederci a domani.

Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
né ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all'angolo della strada mi fermerò,
a quell'angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
né qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
né la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.


venerdì 1 febbraio 2013

Interludio #18

Dal ciclo "Insonnia"
di Marina I. Cvetaeva

Ecco ancora una finestra,
dove ancora non dormono.
Forse - bevono vino,
forse - siedono così.
O semplicemente - le due
mani non staccano.
In ogni casa, amico,
c'è una finestra così.

Non candele o lampade hanno acceso il buio:
ma gli occhi insonni.

Grido di distacchi e d'incontri:
tu, finestra nella notte!
Forse, centinaia di candele,
forse, tre candele...
Non c'è, non c'è per la mia
mente quiete. Anche nella mia casa
è entrata una cosa come questa.

Prega, amico, per la casa insonne
per la finestra con la luce.

Marina Cvetaeva, da "Poesie"
Traduzione di Pietro A. Zveteremich
© 1979 Giangiacomo Feltrinelli editore, Milano



martedì 31 luglio 2012

Interludio #17

Spiaggia
di José Saramago

Ti cinge, circolare, la poesia:
in circoli concentrici t'accerchia
il corpo coricato sulla sabbia.

Come un'altra ape in cerca d'altro miele,
trascurati gli aromi del giardino,
il corpo t'accarezza la poesia.

José Saramago, da "Os Poemas Possíveis", 1966, 1982
Traduzione di Fernanda Toriello
© 2002 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino



giovedì 17 maggio 2012

Interludio #16

Dai sospiri

Dai sospiri nasce qualcosa,
Ma non dolore, questo l’ho annientato
Prima dell’agonia; lo spirito cresce,
Scorda, e piange;
Nasce un nonnulla che, gustato, è buono;
Non tutto poteva deludere;
C’è, grazie a Dio, qualche certezza:
Che non è amore se non si ama bene,
E questo è vero dopo perpetua sconfitta.

Dopo siffatta lotta, come il più debole sa,
C’è di più che il morire;
Lascia i grandi dolori o tampona la piaga,
Ancora a lungo egli dovrà soffrire,
E non per il rimpianto di lasciare una donna in attesa
Del suo soldato sporco di parole
Che spargono un sangue così acre.

Se ciò bastasse, se ciò bastasse a dar sollievo al male,
Il provare rimpianto quando quello è perduto
Che mi rendeva felice nel sole,
Quanto felice il tempo che durava,
Se ambiguità bastassero e abbondanza di dolci menzogne,
Potrebbero le vacue parole sostenere tutta la sofferenza
E guarirmi dai mali.

Se ciò bastasse, osso, tendine, sangue,
Il cervello attorcigliato, i lombi ben fatti,
Cercando a tastoni la materia sotto la ciotola del cane,
L’uomo potrebbe guarire dal cimurro.
Ché tutto quello che va dato, io l’offro:
Briciole, stalla, e cavezza.

Dylan Thomas


sabato 12 maggio 2012

Interludio #15

Sonetto 92

Fai pure del tuo peggio per sottrarti a me,
ma per tutta la vita mi apparterrai:
vita che non durerà più a lungo del tuo amore,
perché essa completamente da quell'amore dipende.
Non devo perciò temere il massimo dei mali,
dal momento che il minimo di essi mi può causare la fine;
esiste per me un più felice stato
di questo continuo dipendere dai tuoi umori!
Tu non puoi torturarmi con la tua incostanza,
ne va della mia vita col tuo disdegno.
Oh, quale titolo alla felicità posseggo:
pago di avere il tuo affetto, contento di dover morire!
C'è cosa tanto bella che non tema macchia?
Tu potresti ingannarmi e io non saperlo.

William Shakespeare



mercoledì 2 maggio 2012

Interludio #14 (Wislawa Szymborska)

Un altro omaggio a Wislawa Szymborka in occasione del tributo che l'attrice Licia Maglietta le dedicherà nel corso di ChiassoLetteraria il 4 maggio 2012: http://www.chiassoletteraria.ch/altre-notti/ballata-di-licia-maglietta

Un amore felice
di Wislawa Szymborska
(† 1 febbraio 2012)

Un amore felice. È normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.

E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano -
sembra un complotto contro l'umanità!

È difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

Wislawa Szymborska, da "Vista con granello di sabbia"
Traduzione di Pietro Marchesani
© 1998 Adelphi edizioni SPA, Milano

giovedì 12 aprile 2012

Interludio #13

sempre sia il mio cuore aperto
di E. E. Cummings

sempre sia il mio cuore aperto ai piccoli
uccelli che sono il segreto del vivere
qualsiasi loro canto è meglio del sapere
e gli uomini che non li sentono sono vecchi

sempre la mia mente vaghi affamata
intrepida assetata e agile
e anche s'è domenica il torto sia mio
ché se la gente ha ragione non è giovane

e che io non faccia mai nulla di utile
e il mio amore per te sia più che sincero
perché nessuno giammai fu così stolto
da non attirarsi con un sorriso il cielo

E. E. Cummings, da "95 Poems", 1958
Traduzione di Mary de Rachewiltz
© 1974 e 1998 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino

sabato 31 marzo 2012

Interludio #12

Agli ospiti che devono partire...
di Rabindranath Tagore

Agli ospiti che devono partire
augura buona fortuna, e poi
cancella le orme dei loro passi.
Stringi al petto con un sorriso
ciò che è facile, semplice e vicino.
Oggi è la festa dei fantasmi
che non sanno quando moriranno.

La tua risata sia soltanto
una insensata allegria
come scintille di luce sulle onde.
La tua vita danzi lievemente
sul limitare del Tempo
come la rugiada
sulla punta d'una foglia.
Sulle corde della tua arpa
suona fuggenti melodie.

Rabindranath Tagore, da "Il Giardiniere"
Traduzione di Girolamo Mancuso
© 1971 Newton Compton editori s.r.l.



mercoledì 21 marzo 2012

Interludio #11

"Tu non mi caccerai..."
di Marina I. Cvetaeva

Tu non mi caccerai via in nessun posto:
non si respinge la primavera!
Tu non mi toccherai, nemmeno con un dito:
troppo teneramente io canto verso il sonno.
Tu non mi diffamerai:
il mio nome è acqua per le labbra!
Tu non mi lascerai:
la porta è aperta, e la mia casa è vuota!

Traduzione di Pietro A. Zveteremich
© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, 1979

venerdì 9 marzo 2012

Interludio #10

Le parole sono nuove...
di José Saramago

Le parole sono nuove: nascono quando
in aria le lanciamo in cristalli
di delicate o dure risonanze.

Siam simili agli dei, quando inventiamo
nel deserto del mondo questi segni
come ponti che abbracciano distanze.

José Saramago, da "Os Poemas Possíveis", 1966, 1982
Traduzione di Fernanda Toriello
© 2002 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino

venerdì 17 febbraio 2012

Interludio #9

Pudore
di Antonia Pozzi (1912-1938)

Se qualcuna delle mie povere parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.

© www.antoniapozzi.it

giovedì 9 febbraio 2012

Interludio #8

Dinosauropoli, noi
di Charles Bukowski

nati così
in mezzo a tutto questo
tra facce di gesso che ghignano
e la signora Morte che se la ride
e mentre gli ascensori si guastano
e gli orizzonti politici si dissolvono
e il ragazzetto che riempie le buste al supermarket è laureato
e i pesci sporchi di petrolio sputano fuori la loro preda oleosa
e il sole è lì nascosto

noi siamo
nati così
in mezzo a tutto questo
in mezzo a queste guerre ragionatamente folli
in mezzo al vuoto spettacolo dei finestroni di fabbrica rotti
in mezzo ai bar dove le persone non si parlano più
in mezzo alle scazzottate che finiscono con coltelli e pistole

siamo nati in mezzo a tutto questo
tra ospedali così costosi che conviene lasciarsi morire
tra avvocati talmente esosi che è meglio dichiararsi colpevoli
in una nazione dove le prigioni sono piene e i manicomi chiusi
in un posto dove le masse trasformano i cretini in eroi di successo

siamo nati in mezzo a tutto questo
in mezzo a tutto questo ci muoviamo e viviamo
a causa di tutto questo moriamo
siamo ridotti al silenzio
castrati
corrotti
diseredati
per tutto questo
questa roba
ci inganna
ci sfrutta
ci piscia addosso
ci rende folli e perversi
ci trasforma in violenti
ci rende inumani

il cuore è annerito
le dita cercano la gola
la pistola
il coltello
la bomba
le dita vanno in cerca di un dio insensibile

le dita cercano la bottiglia
le pillole
qualcosa da sniffare

siamo nati in mezzo a questa morte dolorosa che incombe
siamo nati in una nazione che da sessant'anni accumula debiti
e che presto non potrà meanche pagare gli interessi su quei debiti
e le banche bruceranno
e i soldi saranno inutili
ammazzarsi per strada in pieno giorno non sarà più un crimine
resteranno solo pistole e folle di sbandati
la terra sarà inutile
il cibo diventerà un rendimento decrescente
l'energia nucleare finirà in mano alle masse
il pianeta sarà scosso da un'esplosione dopo l'altra
uomini-robot ormai radioattivi si tenderanno agguati
i ricchi e gli eletti scruteranno il mondo da piattaforme spaziali
l'inferno di Dante al confronto sembrerà un parco giochi per bambini

non si vedrà più il sole e sarà per sempre notte
gli alberi moriranno
morirà tutta la vegetazione
uomini radioattivi si nutriranno della carne di altri uomini radioattivi
l'acqua del mare sarà avvelenata
i laghi e i fiumi spariranno
la pioggia diventerà preziosa come l'oro

la puzza delle carcasse di uomini e animali si propagherà nel vento scuro

i pochi sopravvissuti saranno colpiti da nuove spaventose malattie

e le piattaforme spaziali saranno distrutte dall'attrito
dall'esaurirsi delle scorte
dall'effetto naturale del generale decadimento delle cose

e da tutto questo nascerà

il silenzio più incantevole che abbiate mai sentito

il sole resterà ancora lì nascosto

in attesa del prossimo capitolo.

Charles Bukowski, da "Spegni la luce e aspetta" ("The Last Night of the Earth Poems")
Traduzione di Christian Raimo
© 1992 Charles Bukowski
© 2003 minimum fax




sabato 4 febbraio 2012

Interludio # 7 (Ancora in ricordo di Wislawa Szymborska)

Allegro ma non troppo
di Wislawa Szymborska
(† 1 febbraio 2012)

Sei bella – dico alla vita –
è impensabile più rigoglio,
più rane e più usignoli,
più formiche e più germogli.

Cerco di accattivarmela,
di blandirla, vezzeggiarla.
La saluto sempre per prima
con umile espressione.

Le taglio la strada da sinistra,
le taglio la strada da destra,
e mi innalzo nell'incanto,
e cado per lo stupore.

Quanto è di campo questo grillo,
e di bosco questo frutto –
mai l'avrei creduto
se non avessi vissuto!

Non trovo nulla – le dico –
a cui paragonarti.
Nessuno ha fatto un'altra pigna
né migliore, né peggiore.

Lodo la tua larghezza,
inventiva ed esattezza,
e cos'altro – e cosa più –
magia, stregoneria.

Mai vorrei recarti offesa,
né adirarti per dileggio.
Da centomila anni almeno
sorridendo ti corteggio.

Tiro la vita per una foglia:
si è fermata? Se n'è accorta?
Si è scordata dove corre,
almeno per una volta?

Wislawa Szymborska, da "Vista con granello di sabbia"
Traduzione di Pietro Marchesani
© 1998 Adelphi edizioni SPA, Milano


giovedì 2 febbraio 2012

Interludio #6 (In ricordo di Wislawa Szymborska)

Ad alcuni piace la poesia
di Wislawa Szymborska
(† 1 febbraio 2012)

Ad alcuni –
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo, e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace –
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
La poesia –
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.

Wislawa Szymborska, da "La fine e l'inizio"
Traduzione di Pietro Marchesani
© 1997 Libri Scheiwiller


N.B. Un'altra traduzione della poesia recitata nel video rende così l'ultimo verso:
"senza aggiungere l'ultima frase".