Lasciate in pace Ester
lasciate in pace il Cantico
lasciate che Dio sia
laico quando vuol esser laico
Dio quando vuol esser Dio.
forse un po’ meno
giudici di Rut.
A cui dovete la vita.
© Mattia Schmitt
Lasciate in pace Ester
lasciate in pace il Cantico
lasciate che Dio sia
laico quando vuol esser laico
Dio quando vuol esser Dio.
forse un po’ meno
giudici di Rut.
A cui dovete la vita.
© Mattia Schmitt
Sappiamo già che accadrà
quando saremo
troppo stanchi per reagire.
Ma ci dimeneremo e urleremo
scalceremo e imprecheremo
senza per questo svegliarci
dal nostro torpore cieco.
Ci risveglieremo altrove
danzeremo altrove
brilleremo altrove.
E il lago non saprà restituire
perché gliel’ha rubato il fiume.
© Mattia Schmitt
Vorrei che fosse tardi
quando saprò riconoscere
una magnolia da altro.
Quando potrò lasciare
la casa tranquillo,
quando li saprò tutti
felici e liberi.
Quando l’acqua scorrerà pura
e così le menti,
quando ti saprò riconoscere.
© Mattia Schmitt
Nella morte accuditi
siamo al sicuro,
li sappiamo in pace,
ci sapremo sereni.
È il peccato il male vero,
si insinua e domina,
ghermisce o alletta,
spiana distese viscide,
distoglie da sé gli sguardi,
afferra alle spalle
e affonda.
La vita la usa
per distrarci e sviarci
e non basta una finestra
nella luce
– o un riflesso nella fine –
per dircene
salvi.
La morte non ha più dardo,
il peccato ha l’uncino.
© Mattia Schmitt
Ognuno fa piccole cose
per convincersi che sia anche sua
l’ennesima alba che piove
sul mondo di tutti.
Io faccio piccole cose
sapendo già di una rovina
del mio mondo e del tuo
e di chissà quanti altri.
Al molo attendono le navi
per prendere il largo o per accasarsi,
io non ho più direzione né senso
e m’abbraccio come camicia di forza.
Non ho puntato su niente
che non sia stato amore,
ma l’ho fatto male in bische clandestine
e m’han buttato fuori e anche pestato.
All’alba sono solito svegliarmi
senza fame e senza sete,
come fossi di fatto già morto,
ma con una gran voglia di caffè.
Tira tardi quanto vuoi,
tanto io son qui, non esco,
tanto ancora non ci conosciamo.
© Mattia Schmitt
La mia vita pare adesso,
ma non da adesso,
un’incessante attesa.
Non credo nel karma ma nell’autoprofezia
e questa finora ha fatto ciò che deve,
sebbene io abbia implorato,
sebbene io preghi ancora,
quantunque raggi di luce
ancora mi vedan grato.
È un’incessante attesa,
pare,
ma per l’incessanza della vita
risorgerò.
© Mattia Schmitt
Non hai fatto niente tu,
non ho fatto niente io,
siamo appena complici innocenti
di questa inenarrabile storia.
Entrammo nell’area
e questo fu.
Tentammo di sacrificarci
e ci venne impedito.
Nessuna via di fuga,
nessun vicolo senza luci a giorno.
Prendimi la mano
come facemmo allora.
La voce dei nostri sguardi
mi calma
mi dà sollievo
mi fa credere.
© Mattia Schmitt
Non ho mai chiuso una porta,
ne ho aperta qualcuna,
altre si sono aperte da sé.
Non ho mai chiuso una porta,
il concetto mi era estraneo,
ma ne ho sbattute perché si riaprissero.
Non ho mai chiuso una porta,
ne avrei preferito l’assenza,
ma troppe me ne hanno chiuse.
Non è da me andare in giro
in cerca di porte da aprire o riaprire,
non ho la chiave di ogni porta.
© Mattia Schmitt