martedì 27 gennaio 2015

Per il Giorno della memoria: Vasilij Grossman


L'antisemitismo si manifesta in modi diversi: nell'indulgenza beffarda e schizzinosa come negli stermini dei pogrom.
Diverse sono le sue ipostasi: l'antisemitismo può essere ideologico, interiore, latente, storico, quotidiano, fisiologico. Diverse le sue forme: individuale, sociale, di Stato.
L'antisemitismo lo trovi al mercato e alle riunioni della presidenza dell'Accademia delle Scienze, in fondo al cuore di un vecchio o fra bambini che giocano in cortile. È passato indenne dall'epoca del fuoco, della navigazione a vela e dei telai a mano a quella dei motori a reazione, dei reattori nucleari e dei calcolatori elettronici.
L'antisemitismo non è mai lo scopo, è sempre e soltanto il mezzo, la misura di contraddizioni senza via d'uscita.
L'antisemitismo è lo specchio dei difetti del singolo, della società civile e del sistema statale. Dimmi di che cosa accusi gli ebrei, e ti dirò quali colpe hai.
[...]
Attribuendo a un fantomatico ebraismo mondiale componenti razziste, velleità di potere e un'indifferenza cosmopolita verso la patria germanica, il nazionalsocialismo ha vestito gli ebrei dei propri tratti specifici. Ma è, questa, solo una delle tante facce dell'antisemitismo.
L'antisemitismo è l'espressione della mediocrità, dell'incapacità di vincere in uno scontro ad armi pari: nella scienza, nel commercio, nell'artigianato e nella pittura. L'antisemitismo è la misura della mediocrità umana. Nelle macchinazioni dell'ebraismo mondiale gli Stati cercano una spiegazione ai propri fallimenti. Ma è, anche questa, soltanto un'altra faccia dell'antisemitismo.
L'antisemitismo è l'espressione dell'ignoranza delle masse che non sanno trovare una ragione a disgrazie e patimenti. E allora è fra gli ebrei, e non nello Stato o nella società, che gli ingnavi vedono la ragione delle proprie sventure. Ma anche l'antisemitismo di massa è solo una faccia.
L'antisemitismo è la misura dei pregiudizi religiosi che covano nei bassifondi della società. Ma è pure questa, solo una delle sue facce.
[...]
L'antisemitismo è un fenomeno a sé stante nell'elenco delle persecuzioni di cui sono vittima le minoranze etniche. Ed è particolare perché particolare è anche la storia degli ebrei.
Come l'ombra ci dà un'idea del profilo di un uomo, così l'antisemitismo ci parla del destino storico e del cammino percorso dagli ebrei. La storia dell'ebraismo si intreccia e si confonde con molte questioni politiche e religiose mondiali. È, questo, il primo tratto specifico della minoranza ebraica. Ci sono ebrei in quasi tutti i paesi del mondo. Una diffusione tanto capillare in entrambi gli emisferi terrestri è il secondo tratto distintivo degli ebrei.
Fu col fiorire del capitale commerciale che comparvero i mercanti e gli usurai ebrei. E fu con l'industrializzazione che molti ebrei si fecero un nome in ambito tecnologico e industriale. Oggi, nell'era atomica, numerosi ebrei di talento lavorano nell'ambito della fisica nucleare.
In epoca di rivoluzioni, non sono mancati ebrei nemmeno tra i rivoluzionari di spicco. Gli ebrei sono una minoranza che non resta confinata alla periferia sociale e geografica, ma cerca di distinguersi lungo la strada maestra, là dove prosperano il pensiero e l'azionw. Ed è il terzo tratto sepcifico della minoranza ebraica.
La minoranza ebraica in parte si assimila, si diluisce nella popolazione autoctona, ma la base – ampia, popolare – mantiene i propri tratti nazionali nella lingua, nella religione, nelle forme del quotidiano. L'antisemitismo si è dato come regola di imputare agli ebrei assimilati segrete mire nazionaliste e religiose, e ad artigiani e manovali – il corpo dell'ebraismo – la responsabilità per l'operato di rivoluzionari, capitani d'industria, inventori di reattori atomici, direttori di banche e società per azioni.
Le caratteristiche elencate possono presentarsi nell'una o nell'altra minoranza, ma solo gli ebrei sembramno riunirle tutte quante.
L'antisemitismo è il riflesso di tali caratteristiche, ed è in stretta connessione con le grandi questioni della politica, dell'economia, dell'ideologia e della religione mondiali. È questo il suo tratto più nefasto. E la fiamma dei suoi roghi ha rischiarato le epoche più tremende della storia.
Quando il Rinascimento fece irruzione nel deserto del Medioevo cattolico, il mondo delle tenebre accese i roghi dell'Inquisizione. Quel fuoco, tuttavia, non rischiarò soltanto le forze del male, ma anche lo spettacolo della loro fine.
Nel XX secolo il vecchio nazionalismo ormai allo stremo di Stati fisiologicamente arretrati e in declino ha acceso i roghi di Auschwitz e i crematori di Lublino e Treblinka. Ma dopo aver rischiarato il breve trionfo nazista, la loro fiamma ne ha annunciato al mondo la fine imminente. Epoche storiche, governi di Stati reazionari e in declino e singoli individui in cerca di un rimedio ai fallimenti della propria esistenza ricorrono all'antisemitismo prima che il loro ineliuttabile destino si compia.
In due millenni si sono mai visti casi in cui siano stati la libertà e l'amore per l'uomo a impiegare l'antisemitismo quale strumento della propria battaglia? A me non risulta.
L'antisemitismo del quotidiano è un antisemitismo non cruento. È la prova che al mondo esistono idioti, invidiosi e falliti.
Nei paesi democratici può insorgere un antisemitismo di natura sociale, che si manifesta negli organi di stampa appartenenti a gruppi reazionari, nell'operato di quegli stessi gruppi (per esempio nel boicottaggio della manodopera o delle mercanzie ebraiche) e in un sitema religioso o ideologico reazionario.
Nei paesi totalitari, dove la società civile non esiste, può svilupparsi solo un antisemitismo di Stato.
L'antisemitismo di Stato è la prova che lo Stato si serve di idioti, reazionari e falliti, che sfrutta l'ignoranza dei superstiziosi e il rancore di chi ha fame. Al suo primo stadio un tale antisemitismo è discriminatorio: lo Stato permette agli ebrei di vivere solo in determinati luoghi e di svolgere determinate professioni, vieta loro di occupare posizioni di rilievo, di frequentare le università, di ottenere titoli accademici e via dicendo.
Dopo di che passa allo sterminio.
In epoche in cui le forze reazionarie di tutto il mondo si scontrano – a loro fatale detrimento – con le forze della libertà, l'antisemitismo si fa ideologia di Stato e di partito. Così è successo nel XX secolo, l'èra del nazismo.

Vasilij Grossman, da “Vita e destino”
© 2008 Adelphi Edizioni S.p.a. Milano


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