lunedì 17 settembre 2018

Prigione


Del luogo in cui mi hai lasciato
non conoscevo le strade
e ancora adesso ho qualche difficoltà;
sto cominciando, però,
a memorizzare i punti di riferimento.
Ma per andare dove?

Avresti potuto vendermi come Giuseppe.
Hai preferito abbandonarmi come un cane d’estate.

Giro intorno e riconosco i luoghi, ormai,
e se sapessi come uscirne non saprei dove andare,
non più.

Ma mai, mai avrei creduto possibile
questa crudeltà.

Eppure devo credervi
e smettere di immaginare
una porta che si apre
gentile, si spalanca!
e mi accoglie
come l’ultimo dei regali.

Qui c’è l’insegna di un’osteria.
L’altra sera hanno gettato fuori
un ubriaco molesto.
Io non ci ho mai messo piede lì,
ma con l’ubriaco molesto ho raggiunto
un’altra insegna che ricordavo
e con l’ubriaco non più molesto
mi son seduto e l’ho ascoltato,
almeno per un po’.
Stava dicendo che si sarebbe ripreso
ciò che era suo
quando mi sono addormentato
con la testa sul tavolo
e ho sognato che mi cacciavi,
ma finivo in una specie di paradiso
dove mi consolavano e mi dicevano
che non avevo tutti i torti,
ma non li avevi nemmeno tu.

Mi ha svegliato il barista.
L’ubriaco non più molesto
non c’era più e nemmeno
la mia penna e il mio taccuino.
Ho pagato la consumazione
e son tornato a girare in tondo
per la città in cui m’hai abbandonato
e di cui conosco ormai
ogni insegna a menadito.

© Giacomo Mattia Schmitt