Del luogo in
cui mi hai lasciato
non conoscevo
le strade
e ancora
adesso ho qualche difficoltà;
sto
cominciando, però,
a memorizzare
i punti di riferimento.
Ma per andare
dove?
Avresti
potuto vendermi come Giuseppe.
Hai preferito
abbandonarmi come un cane d’estate.
Giro intorno
e riconosco i luoghi, ormai,
e se sapessi
come uscirne non saprei dove andare,
non più.
Ma mai, mai
avrei creduto possibile
questa
crudeltà.
Eppure devo
credervi
e smettere di immaginare
una porta che si apre
gentile, si spalanca!
e mi accoglie
come l’ultimo dei regali.
Qui c’è l’insegna di un’osteria.
L’altra sera hanno gettato
fuori
un ubriaco molesto.
Io non ci ho mai messo
piede lì,
ma con l’ubriaco molesto ho
raggiunto
un’altra insegna che
ricordavo
e con l’ubriaco non più
molesto
mi son seduto e l’ho ascoltato,
almeno per un po’.
Stava dicendo che si sarebbe
ripreso
ciò che era suo
quando mi sono addormentato
con la testa sul tavolo
e ho sognato che mi
cacciavi,
ma finivo in una specie di paradiso
dove mi consolavano e mi
dicevano
che non avevo tutti i
torti,
ma non li avevi nemmeno tu.
Mi ha svegliato il barista.
L’ubriaco non più molesto
non c’era più e nemmeno
la mia penna e il mio taccuino.
Ho pagato la consumazione
e son tornato a girare in tondo
per la città in cui m’hai
abbandonato
e di cui conosco ormai
ogni insegna a menadito.
© Giacomo Mattia Schmitt