lunedì 31 dicembre 2012

Buon anno

Buon anno a chi
ha macinato chilometri
su chilometri
per ritrovarsi
al punto da cui è partito.

Buon anno a chi
si è arrovellato giorno
dopo giorno
per ritrovarsi
più ricco di nulla.

Buon anno a chi
ha consumato scarpe
su scarpe
per ritrovarsi
a piedi nudi.

Buon anno a chi
indefesso ha amato
e amato
per ritrovarsi
a San Silvestro da solo.

Buon anno a chi
impavido ha arato
e seminato
per ritrovarsi
coi frutti nascosti dalla neve.

Buon anno a chi
credulo ha pazientato
e pazienta strenuo
per ritrovarsi
certo di ciò che non vede.

E buon anno a te,
cuore mio,
che ti ostini a palpitare
solo per assaporarvi ancora.

© G.M. Schmitt, 2012


Oltre

Troppi gli abeti
che quest'anno
non han raggiunto il Natale.

Troppo il vischio
avvizzito e svanito
prima del Capodanno.

Giovanna

Alessio

Nicola

Luigi

Sergio

Alfonso

I nomi che non so

I volti che non saprò mai

È vero che asciugherai
ogni lacrima dai loro occhi?
Anche dai miei?

© G.M. Schmitt, 2012

sabato 29 dicembre 2012

So Many Roads #8

Posto questa lirica nella lingua in cui è nata, ma trovate la traduzione qui

Sincerely, Ruth
di Désirée Dippenaar

My story is not yet over,
I am still here today
in other people who cross your way –
do you see me?

I am the widow who's lost everything.
I am the foreigner – different and strange.
I am the immigrant in a strange new world.
I am the refugee, left homeless suddenly.
I am the mourning one, uncomforted.
I am your neighbour,
waiting for your love,
wanting to be your friend.

Will you, like Boas, welcome me,
invite me, accept me, help me?
Will you meet me with words of love,
of blessing,
and be a neighbour to me?

I want
your land to be my land –
will you help me?

Deésirée Ruth Dippenaar, da Poems, 2012




lunedì 24 dicembre 2012

So Many Roads #7 Natale 2012 – 2

Funzione natalizia nella cattedrale
di Wendy Cope

Noi che non siamo abbastanza importanti
da avere un posto riservato, o siamo
arrivati in ritardo per qualsivoglia posto,
stiamo di lato in piedi, o su sgabelli ci sediamo.

Dalla porta gli spifferi ci fan rabbrividire,
il coro non vediamo, né candele né altare,
a stento i sacri testi riusciamo a decifrare.

Ma sentiamo la musica. E possiamo cantare
al bimbo che non ebbe genitori abbastanza
importanti per avere posti riservati,
che troppo tardi giunsero anche per una stanza.

Wendy Cope, da Guarire dall'amore, 2012
Traduzione di Silvio Raffo


giovedì 20 dicembre 2012

So Many Roads #6 – Natale 2012

La vita del Natale
di Wendy Cope

"Se non avete un albero vero, non porterete la vita del Natale in casa".
                                                           Josephine Mackinnon, di 8 anni

Porta a casa un abete norvegese
e giacinti nel freddo radicati,
gelsomini invernali dai boccioli schiusi.
Porta la vita del Natale qui.

Rosso, oro, verde, e tutto ciò che brilla,
musica, candeline e cibo e vino.
Porta i ricordi dei Natali antichi,
le lacrime per quello che hai perduto.

Porta il pastore, l'asinello e il bue
ed il nitore di una notte gelida,
la speranza di nascere alla luce.
Porta la vita del Natale in casa.

Wendy Cope, da Guarire dall'amore, 2012
Traduzione di Silvio Raffo


sabato 1 dicembre 2012

So Many Roads #5

Pronomi personali
di Dunya Mikhail

Lui gioca al treno
Lei gioca al fischio
Loro partono

...

Lui gioca al filo
Lei gioca all'albero
Loro dondolano

...


Lui gioca al sogno
Lei gioca alla piuma
Loro volano

...

Lui gioca al generale
Lei gioca all'esercito
Loro perdono

Dunya Mikhail, da La guerra lavora duro, 2011
Traduzione di Elena Chiti



venerdì 30 novembre 2012

Improvvisazione #15

Distratto
dal fragore delle onde
dall'urlo del vento
dal frastuono del mondo
dall'ululare dei lupi
dal gallo nella notte
dal brusio delle voci
dal ronzio dei minimi
dallo stormire delle foglie
dal respiro della risacca

dal
sussurro
della
coscienza

ho quasi scordato il suono

– che ben si accorda con la mia vita –

della carezza che spazza via
ogni timore e preoccupazione
dalla tua fronte e dalla mia.

© G.M. Schmitt

sabato 17 novembre 2012

Scuro

Pochi sorrisi
tra i volti che sgorgano
tra quello di mia madre
e l'estate.

Plumbea presenza
tra amici
sinceri e insinceri,
poco importa,
si gioca a palla
e si disprezza comunque
l'avversario
e si ama comunque
il compagno di giochi.

Non c'è davvero
tristezza
in questa angoscia.
Magari solo le nubi
che ti rubano il sole
e poi le stelle.
Ma tant'è,
le ho viste
e le rivedrò.

Però sono sveglio
adesso
e piove
come vorrei che piovesse

quando le nostre mani
si abbracciano.

© G.M. Schmitt

mercoledì 7 novembre 2012

Il resto della strada

Facciamo insieme
ancora un tratto di strada.
Non importa se saranno
le tue mani
a guidarci
o le mie.

Sono le nostre.
E sono belle.

Facciamo insieme
il resto della strada.

© G.M. Schmitt

lunedì 5 novembre 2012

C'è altro ch'io debba fare?

È facile arare i campi
se non gela
e pare che sarà sempre più facile.
           E il pane di fatica?

Allora non faticheremo?
Allora non mangeremo?

È facile diventare ciechi
davanti a uno schermo vuoto.

Eppure le mie mani sono pronte:
dammi da fare!

© G.M. Schmitt

giovedì 25 ottobre 2012

Lacrime

Le lacrime non contano,
sono analfabete,
gliene frega un mazzo
se sei ricco o povero.
Gli basta che tu abbia un'anima.

Se non ce l'hai,
quando se ne accorgono
(non è che siano così sveglie)
ti abbandonano.

Le lacrime, però,
sanno darti sollievo,
se glielo insegni.
Ma sono un po' tarde
e prima o poi
ti lasciano solo.

Le lacrime, però,
ti puliscono il volto,

mentre il sudore colpevole
spiaccica il trucco.

© G.M. Schmitt

martedì 23 ottobre 2012

Ricci di mare

Se volete gradire
la scelta è ampia,
il menù è sul tavolo
ma c'è di più
e non è sulla carta.
Seguitemi, prego,
e sorseggiate l'Yrmn
con questi ricci appena pescati.
Guardate, è appena risalito,
sotto il sole che loda le onde.
Uno spruzzo di limone
appena colto.
La vita vi è bella.

© G.M. Schmitt

martedì 2 ottobre 2012

Cani e gatti

Sferra calci all'anima
e non la fa finita
questo cane dell'amore,
questo cane della morte.

Ho a fianco il gatto,
però,
e dormo sonni tranquilli
(io dormo)
nell'afrore.
Nella sorte.

© G.M. Schmitt

domenica 9 settembre 2012

So Many Roads #4

Tu dormi
di Marco Beasley
da una frottola di B. Tromboncino (1470-1535)

Tu dormi, io veglio alla tempesta e al vento
su la marmorea petra di tua porta.
Tu dormi, io veglio e sto sempre in tormento
e l'anima ed il core da me scampo.
Tu dormi, io veglio e con amaro accento
ognhor chiami pietà che è per me morta.
Tu dormi, io veglio e poi in un sol momento
di lagrime e di pianto io qui divampo.
Tu dormi, io veglio con grave tormento
né trovo al mio penar chi me conforta.
Tu dormi, io veglio e solo mi lamento
di vita vo' soffrir tutto l'inciampo.
Tu dormi riposata senza affanno,
e gli occhi miei serrati mai non stanno.
Tu dormi ed io, crudel, lamento e ploro,
e moro ahimè, ch'io moro.

Dal minuto 1:37 


martedì 4 settembre 2012

Piccole orme #8

Non fan più alcun rumore:
non sono passi lievi,
semplicemente non sono.

Guardo dritto davanti a me
e non c'è foschia,
solo l'accanirsi del sole
s'una strada senza orme.

Mi volto e affondo lo sguardo
su monti e vallate e pianure
ormai preda del buio:

lì ci sono,
lo giuro,
le piccole orme.
Manca solo la luce
che le illumini.

© G.M. Schmitt

sabato 25 agosto 2012

Improvvisazione #14

Guarda un'ultima volta
questo mio cuore:
è ancora vivo, caldo, appassionato.

Portane con te il ricordo, almeno:
ecco, te ne dono un pezzo,
custodiscilo.

Stringilo tra le mani quando verrà il momento:
mi ricondurrà a te
nel volgere di un istante.

Un altro non potrà mai:
fare, sentire, amare
come fu scritto per noi.

Ecco il mio cuore:
vivo, caldo, appassionato,

presente,
per sempre.

© G.M. Schmitt

Piccole orme #7

Magari in un sogno
tutto è collegato:
piccole orme
scostanti, eppure
rassicuranti.

Ho appena baciato
il posto in cui sedevi
    – ridicola adorazione,
       somma percezione,
       totale abbandono.

© G.M. Schmitt

Piccole orme #6

C'è una pretesa da parte dell'acqua:
vorrebbe sciogliere le piccole orme.

Scorre, ha lasciato intendere,
ma io non la vedo:
io guardo avanti,
io guardo avanti.

Cocciuto sino al midollo
proseguo con determinazione
e finalmente ti vedo

e ti raggiungo

e il resto,
che importa?

© G.M. Schmitt

mercoledì 22 agosto 2012

Improvvisazione #13

Seppure l'abbia lasciata andare
l'onda non s'è ritirata.

La fisso e attendo,
ma il mare proprio non la rivuole.

E il sole e la luna,
in perfetta intesa,
la lasciano lì:

perché io la osservi
e veda oltre.

© G.M. Schmitt

sabato 18 agosto 2012

Piccole orme #5

Mi son fermato,
ma senza voltarmi indietro,
non avevo bisogno
di guardarmi alle spalle.

Però un po' ho atteso.

Non c'eri.

Il sentiero a destra,
era quello!

Quando son ripartito,
dietro di me ho risentito
crearsi orme.

© G.M. Schmitt

Piccole orme #4

A volte sono incerte
tra la neve che si scioglie
e la terra che respira,
le piccole orme.

Come se avesse
una zampa rotta
o una zampa stanca
o una zampa offesa
o un ripensamento
di tanto in tanto.

Quando mi volto a guardarle
– mi accade spesso,
ma non inciampo –
mi sfiora un timore
– ma non in fondo al cuore –
e mi sfiora l'ansia
– ma non nell'anima –
e mi sfiora l'angoscia
–  ma non nel midollo –
di non saper attendere
alle piccole orme.

Eppure seguono
le piccole orme,
come se a tratti
qualcuno t'avesse
fatto affrettare in braccio

– per non negarmi
quelle piccole orme.

© G.M. Schmitt

Piccole orme #3

Come una carezza
crea la distanza
e la annienta.

A brevi passi
ben scanditi
al ritmo delle spazzole.

Era neve,
adesso è erba.
Sarà fieno da tagliare
e un campo nuovo da arare.

Ti osservo,
andare,
ma più che altro
sento,

i tuoi brevi passi
ben scanditi
al ritmo delle spazzole.

© G.M. Schmitt

Piccole orme #2

Il sole ha sciolto
le piccole orme
del gatto nella neve.

Ma ne so l'odore
e lo inseguo, non
ne perderò le tracce.

E prima o dopo, sicuro,
me lo ritroverò davanti
fiero e bello e audace.

Non si volterà, lo so. E
non gli chiederò di voltarsi.
Ma si fermerà. Fremerà.

In attesa delle mie carezze.

© G.M. Schmitt

sabato 4 agosto 2012

Piccole orme #1

Erano piccole orme sulla neve che seguivo,
soffice su soffice.

Non volevo afferrargli le zampe.
Non volevo prenderlo in braccio.

Volevo accarezzarlo.

© G.M. Schmitt

martedì 31 luglio 2012

Interludio #17

Spiaggia
di José Saramago

Ti cinge, circolare, la poesia:
in circoli concentrici t'accerchia
il corpo coricato sulla sabbia.

Come un'altra ape in cerca d'altro miele,
trascurati gli aromi del giardino,
il corpo t'accarezza la poesia.

José Saramago, da "Os Poemas Possíveis", 1966, 1982
Traduzione di Fernanda Toriello
© 2002 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino



sabato 28 luglio 2012

Improvvisazione #12

T'avevo prospettato
un banchetto intero,
ma tu,
lesta a mangiare,
ti sei fermata al primo
quand'io ancora assaporavo.

E ti sei guardata intorno.

Tornerai per l'ammazzacaffè?

© 2012 G.M. Schmitt

venerdì 20 luglio 2012

Se mi menti

Se mi menti,
menti al mondo.
Non perché io
sia il mondo
           – figurati!

Ma li porto dentro di me,
infilati
nell'anima
come in una tasca
            – fredda o calda non so,
               non sta a me giudicare.

Ma tutti li porto,
i diseredati dalla menzogna.

© 2012 G.M. Schmitt

domenica 15 luglio 2012

Cane

Non perdermi,
non smarrirmi,
non lasciarmi
senza un guinzaglio:

guaisco e basta
e sono spaesato
e sono sicuro che
se non finirò sotto un'auto
una lacrima
mi si fermerà in gola
e mi impedirà
di cogliere aria
e io non saprò che fare
e infatti non saprò fare
e morirò

così

e non ci sarò più
e tu potrai solo
rimpiangermi.

Non abbandonare
il tuo cane.

© 2012 G.M. Schmitt



domenica 10 giugno 2012

Futile

C'era una gran disoccupazione.
Si mangiava quel che c'era.
Una crosta, un resto, la buccia d'un limone.

Ma eravamo sazi,
di parole, d'anima, di cuore
e non ci dispiaceva d'esserci
saziati così,
insieme.

Eravamo disoccupati.
Non lo rimpiangeremo.

© G.M. Schmitt
da "Il fiore che non ti ho comprato", Edizioni Ulivo

domenica 3 giugno 2012

Graffito #8

"E tanti saluti",
disse il cervo al gatto.
Il cervo va, si perde e si dispera.
Ma se il gatto si perde, ne gioisce:
sa riscoprire.

© G.M. Schmitt

venerdì 1 giugno 2012

Scenderò le scale piano

Scenderò le scale piano,
cercando di non far rumore.
Non so per quanto ancora
tu indugerai lassù.
Io,
giunto all'ultimo scalino,
ti attenderò ancora un po'.
Allora ti sarai forse svegliata
e avrai voglia di salutarmi,
magari anche con un abbraccio
e un bacio,
oppure no.

Ma scenderò le scale piano,
tendendo l'orecchio.

Pronto a risalirle.

© 2012 G.M. Schmitt

domenica 27 maggio 2012

Improvvisazione #11

Voleva che scendessi
e ho iniziato a planare,
ma poi
ho voluto
riprendere a volare.

Un volo stanco,
lo so,
a rischio di precipizio.

Ma vuoi mettere
l'ebbrezza del volo –

– mentre lei
ha preferito restare
incatenata a terra?

© 2012 G.M. Schmitt

Improvvisazione #10

Se anche non ci sarò,
pensami accanto a te
per un minuto o due.

Sarà sufficiente,
credo,
per ricreare mondi.

© 2012 G.M. Schmitt

giovedì 17 maggio 2012

Interludio #16

Dai sospiri

Dai sospiri nasce qualcosa,
Ma non dolore, questo l’ho annientato
Prima dell’agonia; lo spirito cresce,
Scorda, e piange;
Nasce un nonnulla che, gustato, è buono;
Non tutto poteva deludere;
C’è, grazie a Dio, qualche certezza:
Che non è amore se non si ama bene,
E questo è vero dopo perpetua sconfitta.

Dopo siffatta lotta, come il più debole sa,
C’è di più che il morire;
Lascia i grandi dolori o tampona la piaga,
Ancora a lungo egli dovrà soffrire,
E non per il rimpianto di lasciare una donna in attesa
Del suo soldato sporco di parole
Che spargono un sangue così acre.

Se ciò bastasse, se ciò bastasse a dar sollievo al male,
Il provare rimpianto quando quello è perduto
Che mi rendeva felice nel sole,
Quanto felice il tempo che durava,
Se ambiguità bastassero e abbondanza di dolci menzogne,
Potrebbero le vacue parole sostenere tutta la sofferenza
E guarirmi dai mali.

Se ciò bastasse, osso, tendine, sangue,
Il cervello attorcigliato, i lombi ben fatti,
Cercando a tastoni la materia sotto la ciotola del cane,
L’uomo potrebbe guarire dal cimurro.
Ché tutto quello che va dato, io l’offro:
Briciole, stalla, e cavezza.

Dylan Thomas


martedì 15 maggio 2012

Improvvisazione #9

Come un aldilà posticcio,
questa mia tregua imposta.
Non promette pace eterna
e non fa dimenticare:
con i suoi abusati orpelli
riesce solo a respingermi aldiquà.

Non ancora
un'eternità di lamenti,

ma la pedana del tuffatore:
spruzzi d'acqua viva
sul tuo vestito
della festa.

© 2012 G.M. Schmitt

sabato 12 maggio 2012

Interludio #15

Sonetto 92

Fai pure del tuo peggio per sottrarti a me,
ma per tutta la vita mi apparterrai:
vita che non durerà più a lungo del tuo amore,
perché essa completamente da quell'amore dipende.
Non devo perciò temere il massimo dei mali,
dal momento che il minimo di essi mi può causare la fine;
esiste per me un più felice stato
di questo continuo dipendere dai tuoi umori!
Tu non puoi torturarmi con la tua incostanza,
ne va della mia vita col tuo disdegno.
Oh, quale titolo alla felicità posseggo:
pago di avere il tuo affetto, contento di dover morire!
C'è cosa tanto bella che non tema macchia?
Tu potresti ingannarmi e io non saperlo.

William Shakespeare



venerdì 11 maggio 2012

Improvvisazione #8

Non mi aspetto lampi,

ma una pioggia sottile
che trovi scoli impreparati
e occhi bui senza ombrello.

Mi asciugo gocce con la manica
e dubito che siano pioggia,
ma è un sollievo traslocarle,

mi aspetto lampi.

© 2012 G.M. Schmitt

giovedì 10 maggio 2012

Improvvisazione #7

Sono stanco e prego e leggo salmi
e ho un'angoscia che pervade l'ultima cellula
della più sperduta periferia della mia carne.

Sono stanco e non so dormire
e ho fame e non so cibarmi
e sono solo e non so accompagnarmi.

Ma c'è qualcosa che so ancor meno
e per quanto preghi e legga salmi
e tenga a bada angoscia pervasiva,

ancora non la so.

Ma so che sarà.

© 2012 G.M. Schmitt

mercoledì 9 maggio 2012

Attesa

Ero seduto in attesa,
osservavo l'acqua scorrere.

Seduto lì osservavo quell'acqua scorrere.

Poi ho sentito un suono,
mi sono drizzato
e ho teso l'orecchio.

Una mamma andava a prendere i suoi bimbi
in riva al greto.

Stavo ad ascoltare attento,
d'ogni parola facevo tesoro.

Mi piaceva l'idea,
mi piaceva l'essenza.

Presi a correre verso di loro,
lasciai tutto pur di farlo.

La mamma mi sorrise e non disse niente.

Adesso sogno quello spiazzo nella prateria
e sa il buon Dio se posso farne a meno.

© G.M. Schmitt
da "Il fiore che non ti ho comprato", Edizioni Ulivo

mercoledì 2 maggio 2012

Interludio #14 (Wislawa Szymborska)

Un altro omaggio a Wislawa Szymborka in occasione del tributo che l'attrice Licia Maglietta le dedicherà nel corso di ChiassoLetteraria il 4 maggio 2012: http://www.chiassoletteraria.ch/altre-notti/ballata-di-licia-maglietta

Un amore felice
di Wislawa Szymborska
(† 1 febbraio 2012)

Un amore felice. È normale?
è serio? è utile?
Che se ne fa il mondo di due esseri
che non vedono il mondo?

Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito,
i primi qualunque tra un milione, ma convinti
che doveva andare così - in premio di che? Di nulla;
la luce giunge da nessun luogo -
perché proprio su questi, e non su altri?
Ciò offende la giustizia? Sì.
Ciò infrange i principi accumulati con cura?
Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù.

Guardate i due felici:
se almeno dissimulassero un po',
si fingessero depressi, confortando così gli amici!
Sentite come ridono - è un insulto.
In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza.

E tutte quelle loro cerimonie, smancerie,
quei bizzarri doveri reciproci che s'inventano -
sembra un complotto contro l'umanità!

È difficile immaginare dove si finirebbe
se il loro esempio fosse imitabile.
Su cosa potrebbero contare religioni, poesie,
di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe,
chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario?
Il tatto e la ragione impongono di tacerne
come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita.
Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto.
Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra,
capita, in fondo, di rado.

Chi non conosce l'amore felice
dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice.

Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire.

Wislawa Szymborska, da "Vista con granello di sabbia"
Traduzione di Pietro Marchesani
© 1998 Adelphi edizioni SPA, Milano

sabato 28 aprile 2012

Improvvisazione #6

Puoi accogliere mille cheyenne ubriachi
che domani magari ronferanno.

Puoi elevare i decibel del tuo silenzio
sino a frastornare il cielo.

Puoi tentare di infrangere voti altrui
e far finta che sia per il bene altrui.

Puoi scorrazzare euforica per ogni dove
e scordare i pesi e la stanchezza.

Ma poi non c'è scampo

Tutto ritorna

Anche

il mio amore.

© G.M. Schmitt

giovedì 26 aprile 2012

Vivo

Con gli spilli
si infilzano le farfalle,
ma tu sai svegliare.
Con gli aghi
si tenta una cura,
ma tu sai inebriare.
Con la chiave
si chiudono le celle,
ma tu sai liberare.

Con la lingua
si uccide,
ma tu sai farmi vivo.

© G.M. Schmitt

domenica 22 aprile 2012

Onda

Non si interroga l'onda,
quando accarezza la spiaggia,
su chi l'ha preceduta,
su chi la seguirà.

Le basta sapere
che è sempre stata
del mare
e lo sarà sempre.

© G.M. Schmitt
da "Il fiore che non ti ho comprato", Edizioni Ulivo

domenica 15 aprile 2012

A vagonate

Distogli pure lo sguardo,
non c'è nulla da vedere, più nulla.
Solo sozzume a vagonate,
a mucchi,
a cataste.

Lascia pure perdere.

A meno che tu non voglia
cullare l'illusione
che il mio sozzume
travalichi il tuo.

(Nuova versione, riveduta e corretta il 18 aprile 2012)
© 2012 G.M. Schmitt

giovedì 12 aprile 2012

Interludio #13

sempre sia il mio cuore aperto
di E. E. Cummings

sempre sia il mio cuore aperto ai piccoli
uccelli che sono il segreto del vivere
qualsiasi loro canto è meglio del sapere
e gli uomini che non li sentono sono vecchi

sempre la mia mente vaghi affamata
intrepida assetata e agile
e anche s'è domenica il torto sia mio
ché se la gente ha ragione non è giovane

e che io non faccia mai nulla di utile
e il mio amore per te sia più che sincero
perché nessuno giammai fu così stolto
da non attirarsi con un sorriso il cielo

E. E. Cummings, da "95 Poems", 1958
Traduzione di Mary de Rachewiltz
© 1974 e 1998 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino

sabato 7 aprile 2012

Una lontananza

Un morto
è una lontananza
che non si può colmare.

La si lascia fluttuare,
naufragare
e poi appassire.

Non si può mai dire
che non ritorni.
E lo evochiamo.

Un morto
è lasciato andare
purché si affretti
a farsi dimenticare.

Un morto è una gemma
incastonata
nell'infinito di chi l'amava.

© G.M. Schmitt

giovedì 5 aprile 2012

Il fiore che non ti ho comprato

Sono uscito che i fiorai non avevano ancora aperto.
Ne ho fatta di strada, poi, nel corso della giornata,
ma un solo fioraio, ti giuro, non l'ho incontrato.

Non che ne avessi l'intenzione,
non che tu me lo avessi chiesto,
non che qualcuno me lo imponesse,
non che ci fosse qualche forza strana,
non che mi fossi svegliato con l'idea,

ma avrei voluto portarti un fiore.

E invece ho solo questo foglio
che puoi usare e colorare
e magari foggiare a forma d'un fiore.

C'è questo,
il fiore che non ti ho comprato,
c'è.

© G.M. Schmitt
da "Il fiore che non ti ho comprato", Edizioni Ulivo

sabato 31 marzo 2012

Interludio #12

Agli ospiti che devono partire...
di Rabindranath Tagore

Agli ospiti che devono partire
augura buona fortuna, e poi
cancella le orme dei loro passi.
Stringi al petto con un sorriso
ciò che è facile, semplice e vicino.
Oggi è la festa dei fantasmi
che non sanno quando moriranno.

La tua risata sia soltanto
una insensata allegria
come scintille di luce sulle onde.
La tua vita danzi lievemente
sul limitare del Tempo
come la rugiada
sulla punta d'una foglia.
Sulle corde della tua arpa
suona fuggenti melodie.

Rabindranath Tagore, da "Il Giardiniere"
Traduzione di Girolamo Mancuso
© 1971 Newton Compton editori s.r.l.



Graffito #7

Non c'è forza che non sappia dove fermarsi.
Tutto il resto è il nostro eccesso.

© 2012

Flaming Lips

"Do You Realize?"

Una canzone che reputo bella e "importante".
Per leggere il testo si clicchi su "Mostra altro".

mercoledì 28 marzo 2012

La tela

Mi hai messo al mondo, è vero,
in una vita che non mi accoglie, però,
in cui la costruzione di cui mi ero illuso
si è rivelata per quel che era,
fallace.

Poi, sì,
ho trovato la vita.

Ma adesso, come la corda di uno yo-yo,
ne ho perso il capo, forse spezzato,
forse solo invisibile
al momento.
Ma il tormento rimane
e non so se il filo riappare.
E non so
se io riapparirò
sulle scale
da solo o a braccetto.
Però mi piacerebbe.
Allontanerei dubbi
e uscirei a comprare
il colore
per apporre sulla tela
la mia firma.

Un cuore
blu
disteso
sul rosso
di un amore
mai stato più vero.

© 2012 G.M. Schmitt

sabato 24 marzo 2012

Canto di fate

La primavera esplode
in un canto di fate,
in un brusio di gnomi,
nella distesa aurea
d'un amore che sa attendere.

La primavera è esplosa
nel fiore che tormento
tra dita impazienti,
nello sguardo che riposa
sulle fronde di un platano.

Nella carezza della tua danza
la primavera esplode ancora.
Ed è come un inno che guarisce
e l'anima lo accoglie
e lo spirito se ne bea.

Primavera esplosa
tra i tuoi sorrisi e i miei
su un campo d'angosce sepolte
e dimenticate
- ormai vane.

© G.M. Schmitt
da "Il fiore che non ti ho comprato", Edizioni Ulivo

giovedì 22 marzo 2012

Ma non solo

Un mucchio di scartoffie
i giorni
che ho sulle spalle,
ma non solo.
Anche ricchi appunti
ricopiati
in bella calligrafia
e messi al sicuro.

© G.M. Schmitt

mercoledì 21 marzo 2012

Interludio #11

"Tu non mi caccerai..."
di Marina I. Cvetaeva

Tu non mi caccerai via in nessun posto:
non si respinge la primavera!
Tu non mi toccherai, nemmeno con un dito:
troppo teneramente io canto verso il sonno.
Tu non mi diffamerai:
il mio nome è acqua per le labbra!
Tu non mi lascerai:
la porta è aperta, e la mia casa è vuota!

Traduzione di Pietro A. Zveteremich
© Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, 1979

sabato 17 marzo 2012

So Many Roads #3

L'amore
di Luis Garcia Montero

Le parole sono navi
e si perdono così, di bocca in bocca,
come di nebbia in nebbia.
Portano la loro merce per le conversazioni
senza trovare porto,
la notte che gli pesa come un'àncora.

Devono abituarsi ad invecchiare
e vivere con pazienza di legno
usato dalle onde,
andare a disfarsi, a danneggiarsi lentamente,
finché nella cantina della routine
non arrivi il mare e le sommerga.

Perché la vita entra nelle parole
come il mare in una nave,
copre di tempo il nome delle cose
e porta alla radice di un aggettivo
il cielo di una data,
il balcone di una casa,
la luce di una città riflessa in un fiume.

Per questo, nebbia dopo nebbia,
quando l'amore invade le parole,
colpisce le sue pareti, vi marchia
i segni di una storia personale
e lascia nel passato dei vocabolari
sensazioni di freddo e di calore,
notti che sono la notte,
mari che sono il mare,
solitarie passeggiate con estensione di frase
e treni fermi e canzoni.

Se l'amore, come tutto, è questione di parole,
accostarmi al tuo corpo fu creare un idioma.

Luis Garcia Montero, da Completamente venerdì, 1998
Traduzione di Gabriele Morelli
© Luis Garcia Montero

Poeta spagnolo (Granada, 1958) scoperto oggi sulla rivista Poesia (n. 269, marzo 2012).

giovedì 15 marzo 2012

Improvvisazione #5

I bambini di Sierre
(† 13 marzo 2012)

Ho ventidue cuori appesi all'anima,
ventidue parole da affidare al vento,
ventidue semi da innaffiare.

Ventidue nomi e ventidue volti
che mi fissano muti.

Ventidue orecchie appoggiate al mio petto
per cogliere battiti che do per scontati.

Ventidue dita puntate sui miei giorni sventati,
lontano da ciò che conta davvero.

Ma un solo cuore
da rimettere a nuovo.

G.M. Schmitt

sabato 10 marzo 2012

venerdì 9 marzo 2012

Interludio #10

Le parole sono nuove...
di José Saramago

Le parole sono nuove: nascono quando
in aria le lanciamo in cristalli
di delicate o dure risonanze.

Siam simili agli dei, quando inventiamo
nel deserto del mondo questi segni
come ponti che abbracciano distanze.

José Saramago, da "Os Poemas Possíveis", 1966, 1982
Traduzione di Fernanda Toriello
© 2002 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino

giovedì 8 marzo 2012

Danzo sul mare

Sul mare in tempesta
ci vado a passeggio
e canto e grido di gioia
tutto il giorno e tutta la notte.

Nessuno mi crede se glie lo dico,
tutti mi guardano storto,
certi mi credono matto,
ma io non farei altro

che danzare sul mare
mosso o tranquillo
per tutta la notte
per tutto il giorno.

© G.M. Schmitt
da "Il fiore che non ti ho comprato", Edizioni Ulivo

venerdì 2 marzo 2012

Abbracciati

Anche da soli
si dorme abbracciati.

A un cuscino,
a una speranza,

a una vaghezza.

© G.M. Schmitt

giovedì 1 marzo 2012

Lucio Dalla

Per ricordare Lucio Dalla alcuni versi di una sua canzone che da quando avevo 14 anni non ho mai smesso di amare, ma solo di ascoltare.

Stella di mare (estratto)

[...]

Tu voli con me, tu voli con me
tu vola che si è alzato il vento
vento di notte vento che stanca
stella di mare come sei bella
come sei bella e come è bella
la tua pelle bianca, bianca bianca.

[...]

Tu come me, tu come me
ora non voli, si è fermato il vento
posso guardare la tua faccia stanca
e quando dormi come sei bella
come sei bella e come è bella
la tua pelle bianca bianca bianca!

[...]

© Lucio Dalla 1979

Graffito #6

La cacci indietro, la poesia,
perché ti ruba l'aria che respiri.
Ma non ti dà tregua.
È nei passi tuoi.

© 2012

martedì 28 febbraio 2012

Il mio sogno

Non ho sogni
per cui ci si debba
addormentare.
Non sono sogni
i miei
da cui ci si debba
svegliare.

Non ho un sogno
che possa essere
distrutto:
il mio sogno
è una cosa bella.
Come si può distruggere
una cosa bella?

© G.M. Schmitt

Siamo nello stesso mondo

Se ti va di volare,
i bimbi appesi alle tue braccia stese,
su campi e nubi e stratosfera.

Se vendi il tuo terzo figlio
e ti piange, sì, il cuore,
ma vuoi proprio volare,
i figli stretti tra le tue braccia ai fianchi.

Se ti va di parlare,
con piacenti volti estranei
(e traditori, magari, tu lo sai?)
E lasciarti seguire dai bimbi
come a uno sposalizio.

Se vuoi sparire tra i flutti
d'un mare finalmente ridente
con i bimbi sulla tua scia.

Se vuoi ancora
più cielo, più mare, più gioia,
sfinendoti col rischio di non trovarne.

Se poi un giorno
ti volterai,
a destra o a sinistra,
non so.

Non domandarti perché,
confessati che lo sai.

E ne sei felice,
magari un po' perché

siamo nello stesso mondo.

© G.M. Schmitt

sabato 18 febbraio 2012

Improvvisazione #4

In ricordo di Kimberly C. (14 gennaio 1994 – 8 novembre 2011)

non ti sfiorerà
quello che hanno
detto
scritto
appurato
creduto.
non ti sfiorerà
l'incalzare del tempo.

A te che rimani sospesa
tra le foglie e il vento
tra fede e incanto
lieve e irremovibile

i piedi scalzi
nel meleto

non smetterò di credere




venerdì 17 febbraio 2012

Interludio #9

Pudore
di Antonia Pozzi (1912-1938)

Se qualcuna delle mie povere parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.

© www.antoniapozzi.it

Graffito #5

Stille di cetra appesa.

Non lacrime.
Non sangue.

© 2009

sabato 11 febbraio 2012

La candela che stava per spegnersi

Ho soffiato sulla candela che stava per spegnersi.

"Morirà e basta", ha detto l'uomo seduto al bar.
"Farà un fumo denso e nauseabondo", ha detto il bottegaio.
"Resterai al buio", ha detto l'infermiere.
"Dovrai spostarla sul davanzale", ha detto l'impiegato.
"Ti converrà rimpiazzarla", ha detto l'anziana del piano di sopra.
"Sbarazzatene e procurati un lampadario", ha detto la suora.
"Perché mai l'hai accesa?" ha chiesto l'idraulico.
"Compratene un'altra", ha detto il giornalaio.
"Che ti importa di una candela?" ha chiesto il portinaio.

E io ho soffiato sulla candela
e questa candela stava per spegnersi

e la candela non si è spenta.

La fiamma si è ravvivata
e sembrava nuova
e io ero felice
di aver avuto una candela che stava per spegnersi
e di aver potuto soffiarvi sopra.

© G.M. Schmitt

giovedì 9 febbraio 2012

Per una sera

Per una sera,
una candela
e poco cibo
tra noi due.

Per una sera,
per tentare qualcosa,
per non odiarci...

Per una sera,
una bottiglia di vino
e poi un'altra
e poi magari un'intesa:
il mondo è fuori,
tu sei dentro.

© G.M. Schmitt
da "Il fiore che non ti ho comprato", Edizioni Ulivo

Interludio #8

Dinosauropoli, noi
di Charles Bukowski

nati così
in mezzo a tutto questo
tra facce di gesso che ghignano
e la signora Morte che se la ride
e mentre gli ascensori si guastano
e gli orizzonti politici si dissolvono
e il ragazzetto che riempie le buste al supermarket è laureato
e i pesci sporchi di petrolio sputano fuori la loro preda oleosa
e il sole è lì nascosto

noi siamo
nati così
in mezzo a tutto questo
in mezzo a queste guerre ragionatamente folli
in mezzo al vuoto spettacolo dei finestroni di fabbrica rotti
in mezzo ai bar dove le persone non si parlano più
in mezzo alle scazzottate che finiscono con coltelli e pistole

siamo nati in mezzo a tutto questo
tra ospedali così costosi che conviene lasciarsi morire
tra avvocati talmente esosi che è meglio dichiararsi colpevoli
in una nazione dove le prigioni sono piene e i manicomi chiusi
in un posto dove le masse trasformano i cretini in eroi di successo

siamo nati in mezzo a tutto questo
in mezzo a tutto questo ci muoviamo e viviamo
a causa di tutto questo moriamo
siamo ridotti al silenzio
castrati
corrotti
diseredati
per tutto questo
questa roba
ci inganna
ci sfrutta
ci piscia addosso
ci rende folli e perversi
ci trasforma in violenti
ci rende inumani

il cuore è annerito
le dita cercano la gola
la pistola
il coltello
la bomba
le dita vanno in cerca di un dio insensibile

le dita cercano la bottiglia
le pillole
qualcosa da sniffare

siamo nati in mezzo a questa morte dolorosa che incombe
siamo nati in una nazione che da sessant'anni accumula debiti
e che presto non potrà meanche pagare gli interessi su quei debiti
e le banche bruceranno
e i soldi saranno inutili
ammazzarsi per strada in pieno giorno non sarà più un crimine
resteranno solo pistole e folle di sbandati
la terra sarà inutile
il cibo diventerà un rendimento decrescente
l'energia nucleare finirà in mano alle masse
il pianeta sarà scosso da un'esplosione dopo l'altra
uomini-robot ormai radioattivi si tenderanno agguati
i ricchi e gli eletti scruteranno il mondo da piattaforme spaziali
l'inferno di Dante al confronto sembrerà un parco giochi per bambini

non si vedrà più il sole e sarà per sempre notte
gli alberi moriranno
morirà tutta la vegetazione
uomini radioattivi si nutriranno della carne di altri uomini radioattivi
l'acqua del mare sarà avvelenata
i laghi e i fiumi spariranno
la pioggia diventerà preziosa come l'oro

la puzza delle carcasse di uomini e animali si propagherà nel vento scuro

i pochi sopravvissuti saranno colpiti da nuove spaventose malattie

e le piattaforme spaziali saranno distrutte dall'attrito
dall'esaurirsi delle scorte
dall'effetto naturale del generale decadimento delle cose

e da tutto questo nascerà

il silenzio più incantevole che abbiate mai sentito

il sole resterà ancora lì nascosto

in attesa del prossimo capitolo.

Charles Bukowski, da "Spegni la luce e aspetta" ("The Last Night of the Earth Poems")
Traduzione di Christian Raimo
© 1992 Charles Bukowski
© 2003 minimum fax




domenica 5 febbraio 2012

Futile

C'era una gran disoccupazione.
Si mangiava quel che c'era.
Una crosta, un resto, la buccia d'un limone.

Ma eravamo sazi,
di parole, d'anima, di cuore
e non ci dispiaceva d'esserci
saziati così,
insieme.

Eravamo disoccupati.
Non lo rimpiangeremo.

© G.M. Schmitt
da "Il fiore che non ti ho comprato", Edizioni Ulivo

sabato 4 febbraio 2012

Interludio # 7 (Ancora in ricordo di Wislawa Szymborska)

Allegro ma non troppo
di Wislawa Szymborska
(† 1 febbraio 2012)

Sei bella – dico alla vita –
è impensabile più rigoglio,
più rane e più usignoli,
più formiche e più germogli.

Cerco di accattivarmela,
di blandirla, vezzeggiarla.
La saluto sempre per prima
con umile espressione.

Le taglio la strada da sinistra,
le taglio la strada da destra,
e mi innalzo nell'incanto,
e cado per lo stupore.

Quanto è di campo questo grillo,
e di bosco questo frutto –
mai l'avrei creduto
se non avessi vissuto!

Non trovo nulla – le dico –
a cui paragonarti.
Nessuno ha fatto un'altra pigna
né migliore, né peggiore.

Lodo la tua larghezza,
inventiva ed esattezza,
e cos'altro – e cosa più –
magia, stregoneria.

Mai vorrei recarti offesa,
né adirarti per dileggio.
Da centomila anni almeno
sorridendo ti corteggio.

Tiro la vita per una foglia:
si è fermata? Se n'è accorta?
Si è scordata dove corre,
almeno per una volta?

Wislawa Szymborska, da "Vista con granello di sabbia"
Traduzione di Pietro Marchesani
© 1998 Adelphi edizioni SPA, Milano


venerdì 3 febbraio 2012

Qualunque cosa

Qualunque cosa ti punga,
un pugnale, una forchetta, una parola,
la tua ferita verrà accudita.

Qualunque cosa ti faccia piangere,
un moscerino, una brezza, una parola,
i tuoi occhi avranno balsamo.

Ogni ora, ogni momento,
ad ogni crepa del nostro destino,
una parola, un cenno, uno sguardo.

© G.M. Schmitt
da "Il fiore che non ti ho comprato", Edizioni Ulivo

giovedì 2 febbraio 2012

Interludio #6 (In ricordo di Wislawa Szymborska)

Ad alcuni piace la poesia
di Wislawa Szymborska
(† 1 febbraio 2012)

Ad alcuni –
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo, e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.
Piace –
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchia sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.
La poesia –
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano.

Wislawa Szymborska, da "La fine e l'inizio"
Traduzione di Pietro Marchesani
© 1997 Libri Scheiwiller


N.B. Un'altra traduzione della poesia recitata nel video rende così l'ultimo verso:
"senza aggiungere l'ultima frase".