giovedì 2 ottobre 2014

Journey Through the Past #7

Ho ritrovato questa poesia che credevo di aver smarrito per sempre e alla quale ho pensato spesso. Rileggendola adesso mi sembra alquanto lacunosa, ma l'idea continua a piacermi. La scrissi a venti anni, per nessuno in particolare, per nessuno di cui fossi consapevole allora. Oggi mi rendo conto che il termine “ancella” non può intendersi nel suo significato letterale, che infatti è altro, ma, diciamo pure arbitrariamente o per licenza poetica, come ideale d'amore.

Il re e l'ancella

1.

Il re
è uscito dalle sue stanze
e in cerca della sua ancella
è scomparso tra le fronde
oltre il fossato, nella foresta.

Le stanze del re
di silenzio adorne vanno spogliandosi
e già il saccheggio è compiuto
quando piange la tappezzeria
e si scoprono le crepe.

Il silenzio nel castello
nulla ha potuto per impedire
l'opera degli usurpatori
e tutt'intorno son sguardi di consenso
che ne rinsaldano i passi
ormai sicuri sulla via del tradimento.

Gli usurpatori del trono
ora creano un brusio
addobbando le stanze a festa
e brusio nel cortile del castello
tra le persone come formiche
che operose radunano il raccolto.

E tutto andrà sprecato
in un giorno appena
per la festa agli usurpatori.
Come cicale.

2.

L'ancella
ha lasciato tracce e segni
lungo i sentieri che ha percorso
e il re
non è riuscito a smarrirsi
perché troppo chiara era la via
e troppa la luce
che gli si approssimava.

Il rumore di passi nella boscaglia
e il richiamo di qualche bestiola:
abitanti della foresta
hanno stipulato un tacito accordo
e nessuno ostacolerà
il pianto del re
e le grida dell'ancella.

E nessuno ha impedito
la ricerca del re
e l'attesa dell'ancella.
E gli uccelli lasciano gli alberi
sotto i quali
l'ancella ha riabbracciato il re.

L'ancella stringe forte il braccio
che il re le ha porto
e già sono alle soglie del castello.
E troppo confusa è la festa
e troppo intenso il brusio
e troppo indaffarati gli usurpatori
nelle loro primitive faccende.

3.

E troppo calde le stanze
perché il re non apra le finestre
e troppo calda la notte
perché la pioggia non scenda
e spinga ognuno al riposo.
E troppo spesse le porte
perché gli usurpatori tornino al trono
e troppo breve la notte
perché il re e l'ancella

la sprechino per loro.

© G.M. Schmitt

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