In
fila alla cassa davanti a me
m'ha
rivolto nobili rughe
e
ha detto “stavo sognando”.
Mentre
il commesso passava merce allo scanner
la
fila dietro di me aumentava
un
bimbo frignava in fondo a una corsia
un
altro faceva la gimcana tra gli scaffali
una
mamma chiamava un nome che ce n'è mille
io
ponevo il divisore tra i miei acquisti e gli altrui
il
nastro scorreva lento e implacabile
e
tra un mucchio di roba e l'altro
si
leggevano gusti e facoltà
ma
nulla si fermava abbastanza a lungo
da
dartene la certezza
e
tutto quel cibo e tutti quei prodotti
sembravano
affrettarsi verso il mondo di fuori
e
altre mura e altri scaffali
e
il nastro continuava a muoversi
lento
ma implacabile e l'anziana
già
imbustava e pagava il suo salmone
scontato
perché in scadenza
e
una bottiglia di vino
per
celebrare chissà che cosa
e
ormai il commesso alternava lo sguardo
tra
me e la mia cena
quando
replicai “sognavo anch'io”
giustapponendo
il mio sogno al suo
e
seguendola con lo sguardo
mentre
spingeva il carrello
verso
la sua auto.
© 2014 G.M. Schmitt
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