Che
cosa cerchiamo
quando
cerchiamo
tra
le pagine di libri
da
tempo letti e messi via
nelle
tasche di vestiti
ormai
smessi e maleodoranti
nei
cassetti bloccati
e
mai più usati né riparati
nelle
tasche interne
di
giacche e paltò rifiutati e abbandonati
dietro
le ragnatele di ripostigli
e
bui e sporchi e polverosi
dietro
le foto nuove
inserite
in cornici vecchie di decenni
tra
le pagine di taccuini
colmi
di parole e sigillati dal tempo?
Frammenti
di sogni, forse?
Sogni
infranti, distrutti, devastati.
Sogni
che non valeva la pena sognare.
Sogni
che hanno partorito altri sogni.
Sogni
che amavamo soltanto
perché
erano sogni.
Sogni
che in fondo odiavamo,
ma
da cui dipendevamo.
Maniglie
di porte che danno su baratri
e
porte di stanze
che
ci hanno confortato
per
un'ora o due.
Sogni
che non vale la pena ricordare.
– Ma
in assenza di bevanda
basta
una pozzanghera
a
lenire l'arsura?
– Non
sarà meglio attendere
pazienti
il nostro acquazzone?
D'acqua
fresca e audace e vera.
© G.M. Schmitt
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