Stavo
bene sfiorando la tua vita
e
la banalità aveva ancor meno ragion d'essere
di
quanta ne abbia in un consesso di illuminati
e
il tuo parco turpiloquio faceva solo risaltare
tutte
quelle stelle che la tua penna disegnava,
la
tua lingua colorava,
i
tuoi occhi inseguivano,
il
tuo corpo indossava
sul
capo come alloro,
al
collo come gemma,
ai
fianchi come spada
e
in punta delle dita
un
vampo di ardimento.
Ma
tutto questo sfioro ancora
finché
la strada è ghiaia
che
i nostri piedi rende forti
insieme
e distanti.
Non
vinti.
© G.M. Schmitt
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